venerdì 28 febbraio 2014

Il "pianto controllato"...

...o tecniche di controllo del pianto.


Da un piccolo libro 'DORMIRE INSIEME. Genitori e Bambini' di Claude-Suzanne Didierjean-Jouveau,  che consiglio vivamente di leggere a tutti i genitori di neonati e bimbi piccoli, siano essi favorevoli o meno alla 'pratica del dormire insieme', definita qui come 'cododo', voglio proporvi per intero l'appendice (sperando di non mettermi nei guai!).


"Siamo talmente abituati a vedere psicologi e professionisti della salute criticare il cododo che siamo sorpresi (piacevolmente sorpresi) di leggere la dichiarazione seguente, rilasciata nel novembre 2002 dall'Associazione Australiana per la Salute Mentale Infantile.
L'associazione Australiana per la Salute Mentale Infantile (Australian Association for Infant Mental Health, AAIMH) si è detta preoccupata per l'attuale tendenza, nei paesi industrializzati, di voler controllare il pianto di bambini piccoli. Il controllo del pianto è definito come un insieme di tattiche destinate a portare i bambini a piangere meno e a non svegliarsi più durante la notte: lasciar piangere il bambino sempre più a lungo prima che ci si occupi di lui, non alzarsi se piange la notte affinché impari a riaddormentarsi da solo.
L'AAIMH stima che queste pratiche non corrispondono ai bisogni emozionali e psicologici dei bambini piccoli, e che possono avere delle conseguenze negative a lungo termine sulla loro salute psicologica.
L'AAIMH commenta così il controllo del pianto nei bebè:
- Il pianto del bebè è un segnale di sconforto fisiologico o emozionale.
- I bebè devono adattarsi a un mondo totalmente nuovo, e anche delle cose piccole agli occhi degli adulti possono essere difficili da vivere per loro. Lasciar piangere un bambino senza dargli conforto, anche se per un breve periodo, può essere molto angosciante per lui. Abituare un bambino piccolo a non piangere potrà in effetti portare un bambino a non piangere più. Ma questo può anche insegnargli che non può sperare in alcun aiuto qualora ne avesse bisogno.
- I bebè a partire dai 6 mesi provano spesso ansia quando vengono separati dalle persone che conoscono bene. Questa angoscia si attenuerà quando avranno capito che l'assenza è un fenomeno temporaneo e non presenta un pericolo per loro. Questo apprendimento può durare fino ai 3 anni.
- Quasi tutti i bambini smettono di aver bisogno di essere rassicurati quando si svegliano la notte verso i 3 o i 4 anni, e molti anche prima.
- I bambini si sentiranno molto più sicuri se il loro pianto scatena rapidamente e sistematicamente un aiuto adeguato da parte della persona che si occupa di loro. Un attaccamento legato a un solido sentimento di sicurezza rappresenta il fondamento di una buona salute mentale.
- I bambini che ricevono una risposta rapida al loro pianto da parte dei genitori, imparano a calmarsi più in fretta e facilmente, man mano che prendono coscienza che i loro bisogni emozionali sono tenuti in considerazione.
- Lo stile di vita occidentale e le raccomandazioni di certi 'esperti' hanno portato a pensare che i bambini piccoli debbano dormire tutta la notte senza interruzioni in capo a qualche mese, addirittura qualche settimana. In realtà, i bambini piccoli si svegliano più spesso dei bambini più grandi o degli adulti, perché i loro cicli di sonno sono più corti. Questi cicli corti hanno l'obiettivo di aumentare il sonno paradossale, che si ritiene essere importante per lo sviluppo del cervello.
- Moltissimi genitori si dichiarano esausti a causa dei risvegli notturni dei loro bambini, da un lato per la fatica fisica dovuta a questi risvegli, e dall'altro per le aspettative irrealiste in materia di sonno di un bimbo piccolo.
- Moltissimi bambini e altrettanti genitori dormono meglio quando dormono insieme. Non esiste alcun motivo ragionevole per dire che un bambino non dovrebbe dormire con i suoi genitori, e nella maggior parte del mondo il bambino dorme con i genitori o con altri membri della famiglia, che sia nello stesso letto, o in una culla accanto al letto dei genitori. Questi ultimi non dovrebbero tenere il bambino nel loro letto se hanno bevuto alcol o preso medicine che influenzano la vigilanza, e ci sono alcune condizioni che vanno rispettate (materasso, coperte) affinché il bambino sia al sicuro nel letto parentale.
- Molti genitori hanno constatato quanto fosse efficace lasciar piangere un bambino. In altri casi, questa pratica non ha alcun risultato positivo, oppure è stato così  difficile da vivere per il bambino e i genitori che questi ultimi hanno rinunciato presto a questo tipo di strategie.
- Non è stato condotto alcuno studio per valutare il livello di stress vissuto da un bebè che viene lasciato piangere, o per valutarne l'impatto psicologico ed emozionale a lungo termine.
  Di conseguenza, l'AAIMH fa le seguenti raccomandazioni:
- Il fatto di svegliarsi di notte è normale nei bambini piccoli. Ciò non deve essere considerato un 'problema' tranne se il comportamento del bambino è tale da risultare evidente la presenza di una difficoltà.
- I genitori devono essere rassicurati sul fatto che rispondere immediatamente al pianto del bambino non rischia di dargli 'delle cattive abitudini'.
- Il fatto che un bambino piccolo si svegli la notte può essere dovuto all'ansia generata dalla solitudine. Dormire con i genitori o accanto a loro è una buona opzione, che spesso permette una buona notte di sonno.
- Le pratiche parentali destinate ad assicurare ai genitori una buona notte di sonno non devono nuocere alla salute emozionale del bambino o compromettere il suo sviluppo mentale.
- Se i genitori sperano di 'controllare il pianto del loro bambino', ciò dovrebbe essere fatto solo quando il bambino abbia acquisito una sufficiente maturità per comprendere che i suoi genitori a correranno subito, e che gli permetta di sentirsi sicuro in assenza dei suoi genitori. Una tale maturità si acquisisce solo verso i 3 anni; e varia a seconda dei bambini; osservare il bambino e rispondere ai suoi bisogni è il miglior modo per determinare quando un bambino è pronto a dormire da solo.
- Prima di intraprendere un programma di controllo del pianto, un professionista della salute qualificato dovrebbe valutare accuratamente la salute del bambino e la qualità delle relazioni tra i membri della famiglia. I genitori dovrebbero essere messi in contatto con associazioni disposte ad aiutarli a gestire le angosce e le difficoltà incontrate da tutti i nuovi genitori. Altre strategie di gestione del pianto dovrebbero essere discusse con i genitori.
- Se il bambino ha già sperimentato una separazione dai suoi genitori (malattia, assenza), il programma di controllo del pianto non dovrebbe essere utilizzato. I bambini che hanno già subito una separazione traumatica sono ancora più vulnerabili agli effetti negativi dello stress che subiscono quando li si lascia piangere.
- Quando il pianto di un bambino rischia di portare un genitore a maltrattare il bambino, è essenziale che i genitori possano beneficiare di un sostegno sociale, o di un aiuto terapeutico.
- I genitori devono essere avvertiti che non esiste alcun dato sull'impatto a lungo termine, sullo sviluppo emozionale e sulla salute mentale, del programma di controllo del pianto. Anche se volessero seguire un simile programma, consiglierei loro di prestare attenzione al livello di sconforto espresso dal bambino più che al tempo durante il quale lo si lascia piangere, e di interrompere immediatamente il programma se c'è il dubbio che possa provocare un qualsiasi tipo di problema."


Ora, posto che personalmente sono contraria a qualsiasi tecnica per controllare il pianto, sono attualmente alla ricerca di ricerche che ne abbiano studiato gli effetti.
 Sono ragionevolmente convinta del fatto che ci siano ricerche che abbiano trovato che nella grande maggioranza dei bambini questi programmi, se accompagnati da un accudimento adeguato durante il giorno, non diano problemi a lungo termine.
Non riesco però a convincermi che per un esiguo numero di bambini che accettano con grande difficoltà questo tipo di 'insegnamento', lo stress e la sofferenza possano essere eccessivi da sopportare, portando a problemi comportamentali o psicologici, anche se con tutta probabilità limitati nel tempo.

Detto ciò, la mia contrarietà é dovuta ad un discorso di rispetto delle esigenze del bambino e alla convinzione che mai sia giusto trattarlo in modi che facciano pesare la nostra superiorità fisica, intellettuale ed emotiva... anche se tali nostri comportamenti non hanno alcun tipo di conseguenza negativa.
D'altra parte, il vero fine di questo post vuole essere il sottolineare che soprattutto non ci sono ricerche che dicano che accudire prontamente il bambino anche di notte gli provochi problemi a lungo termine, invitando quindi tutti coloro che accusano di viziare i propri figli o di provocare loro problemi del sonno e non solo per il fatto di essere sempre pronti a rispondere ai loro bisogni anche, perché no, condividendo il sonno, a farsi gli affari propri e a non parlare a caso rifacendosi a presunti "esperti" (vedi Estivill, Ferber, ma non solo) che hanno basato i loro metodi su teorie campate totalmente in aria.

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